Cento lavoratori, di cui 59 italiani, perirono sotto ghiaccio, roccia e fango il 30 agosto 1965, in seguito ad una rovinosa frana che investì il cantiere idroelettrico di Mattmark (Svizzera).
Il 30 agosto del 1965, una parte del ghiacciaio di Allalin si staccò investendo gli operai impegnati in un cantiere idroelettrico, per la costruzione della diga di Mattmark in Svizzera, a 2120 metri sopra il livello del mare. Quel giorno morirono 100 operai, travolti nelle loro baracche e sepolti da 2 milioni di metri cubi di ghiaccio e fango, tra cui 59 italiani.
Quei 59 operai provenivano da ogni angolo dell’Italia: Veneto, Calabria, Trentino, Friuli, Emilia, Abruzzo, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia, Molise. E una volta tanto, il Paese intero si ritrovò unito nel cordoglio e nel lutto, anche nelle successive celebrazioni per commemorare la catastrofe.
Quegli operai intrappolati in una prigione di ghiaccio non erano solo italiani: c’erano jugoslavi, polacchi, tedeschi, spagnoli e svizzeri, e proprio la Svizzera, nel febbraio dello stesso anno, sull’onda di sentimenti xenofobi, aveva deciso di chiudere le frontiere ai lavoratori stranieri e di arrestare chiunque non fosse in possesso di un permesso di soggiorno. Questa decisione costrinse migliaia di emigranti a fuggire e ad accamparsi al confine svizzero, in condizioni di estrema miseria, senza un tetto sopra la testa ed abbandonati sotto le intemperie.
Il prossimo 31 agosto, la Famiglia Ex emigranti “Monte Pizzocco” con la collaborazione dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e il patrocinio di diversi comuni italiani organizza una commemorazione per la tragedia di Mattmark a Mas di Sedico.