L’idea di un’Europa unita ha radici lontane. Ma la fine della Seconda guerra mondiale ne ha accelerato la realizzazione e la firma, 60 anni fa, dei Trattati di Roma ne ha sancito la nascita. Oggi è una realtà consolidata. Con qualche intoppo.
“Abbiamo bisogno di una legge europea, di una corte di cassazione europea, di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali […]. Avrei voluto fare di tutti i popoli europei un unico popolo. Ecco l’unica soluzione”: così parlò nel 1816 Napoleone dall’esilio di Sant’Elena, non sapendo che lo scenario da lui ipotizzato avrebbe iniziato a divenire realtà un secolo e mezzo più tardi. Fu infatti dopo le atrocità della Seconda guerra mondiale che i governanti del Vecchio continente pianificarono la nascita di un’organizzazione sovranazionale per porre un freno ai nazionalismi da cui era scaturito il conflitto.
Iniziò così un processo di integrazione che investì l’ambito economico per poi strizzare l’occhio a quello politico. Il progetto di un’istituzione che convogliasse i destini degli Stati europei in un clima di pacifica cooperazione era peraltro già emerso nei secoli precedenti, e alcuni storici individuano i primi germi di una comune identità addirittura nell’Impero romano, quando si creò un’omogeneità culturale poi cementata dal cristianesimo.