L’IMPORTANZA DI UN MONUMENTO ALLA MEMORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA

La storia dell’emigrazione italiana e degli italiani che l’hanno vissuta, specialmente nel XIX e nel XX secolo, è una storia che merita non solo di essere raccontata, ma onorata. La costruzione, a Nogent-sur-Marne, vicino a Parigi, del monumento battezzato C’era una volta l’Italia, voluto dall’associazione Cercle Leonardo da Vinci, è l’espressione di questo riconoscimento.

Da quel lontano 1876 – data definita dagli storici come inizio dell’emigrazione italiana, perché è da questa data che si sono contabilizzate le partenze –, milioni di italiani hanno lasciato e continuano, purtroppo ancora oggi, a lasciare il Paese in cerca di opportunità, rispondendo come sempre a sfide economiche, politiche e sociali. Ma le migrazioni umane hanno plasmato non solo le identità personali e familiari di chi partiva, ma anche la stessa struttura sociale ed economica delle nazioni di arrivo. 

La Francia ha accolto milioni d’italiani e per molto tempo è stato il Paese, dopo gli Stati Uniti, con la più alta percentuale di emigranti italiani. C’è stato anche chi, dopo tanti anni, ha scelto di ritornare, ma la maggior parte ha messo radici nell’Esagono, diventando nel tempo una forza viva di storia e di identità.

Gli storici sanno bene che la mancanza di riconoscimento ufficiale può portare all’assimilazione della memoria dell’emigrazione in un contesto più ampio, rischiando di ridurre o dimenticare l’importanza di questo fenomeno. E il rischio di rimozione storica è particolarmente pericoloso in un’epoca in cui i movimenti migratori sono più che mai attuali e rilevanti e spesso generano divisioni e conflitti. Riconoscere il passato dell’emigrazione italiana non solo aiuta a preservare la memoria 

storica, ma permette anche di riflettere sul presente e sul futuro dell’emigrazione globale, che spesso è trattata come una questione di emergenza e non come parte integrante della storia di ogni nazione.

Oggi, come più di un secolo fa, milioni di persone continuano a emigrare, affrontando nuove difficoltà, con lo stesso spirito di speranza che ha caratterizzato gli emigranti italiani. Certo, in contesti umani e culturali diversi, ma questo monumento può diventare luogo di riflessione sul tema della migrazione, sull’integrazione, la solidarietà e il diritto a una vita migliore.

In questo senso, riconoscere la memoria storica dell’emigrazione italiana è anche un atto di inclusione verso tutte le persone che oggi, come ieri, sono costrette a lasciare il proprio Paese in cerca di un futuro migliore. Il monumento sarà per sempre un segno di gratitudine per le lotte e i sacrifici dei nostri antenati, e un simbolo di speranza per le migrazioni future.