Una carriera lunghissima, illuminata da grandi successi e da svolte a dir poco rivoluzionarie.
A 76 anni, il cantautore Franco Battiato è morto nella sua residenza siciliana di Milo, dopo una lunga malattia su cui aveva mantenuto il più intimo riserbo. Si era ritirato dalle scene nel 2019, dopo la pubblicazione di un disco dal nome profetico: Torneremo ancora; fu il suo addio, lo sapeva lui e lo sapevamo, in fondo, anche noi che lo abbiamo ascoltato per tanti anni, osannandolo come il cantautore più rivoluzionario che l’Italia abbia conosciuto.
Battiato esordisce negli anni ’60 con un paio di canzoni d’amore (di cui una presentata a Sanremo e rifiutata), per poi spostarsi sulle canzoni di protesta molto in voga in quegli anni. Attira l’attenzione di Giorgio Gaber, che procurerà a Battiato il suo primo contratto discografico.
Ma l’amore per la musica popolare lascia il posto alla sperimentazione più audace. Gli anni ’70 sono un periodo complesso per la musica italiana; Franco Battiato sente il cambiamento nell’aria e lo incide in un disco stupefacente dal nome di Fetus dove brani di musica elettronica si accompagnano a composizioni per chitarra e sintetizzatore, un vero viaggio psichedelico che sorprendentemente riesce a vendere oltre 7mila copie, e il disco successivo Pollution, continua nel solco della musica « colta » (definizione che a Battiato non è mai piaciuta molto) e piano piano, il nome di Franco Battiato inizia a risuonare con insistenza.
Ma è nel 1981, con La voce del padrone che Battiato ottiene i più favorevoli riconoscimenti. Il disco, molto più vicino alle forme classiche di « canzone », ottiene un successo clamoroso con brani che sono rimasti immortali: Gli uccelli, Centro di gravità permanente, Bandiera bianca, sono gli scalpelli con cui Battiato scolpisce il suo nome nella storia. Abbraccia poi la musica contemporanea con uno slancio incredibile, lasciando tutti di stucco quando pubblica L’imboscata (1996) e poi Gommalacca (1998), con ritmi e toni che sfiorano il rock più pesante.

Fare un resoconto della sua carriera è un’impresa epica, ma Battiato cavalca il successo in un modo tutto suo, rifuggendo la televisione, centellinando le interviste e dedicandosi interamente alla sua arte, ma abbracciando il pubblico che durante i suoi concerti lo chiamava « Maestro ». Oltre che cantante, Battiato è stato anche pittore e regista e nell’ultima parte della sua vita perfino politico, accettando nel 2012 l’incarico di Assessore al Turismo per la Sicilia; incarico da cui verrà sollevato l’anno dopo, a seguito di una colorita dichiarazione dello stesso Battiato: « Queste troie che si trovano in parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile”, aggiungendo che sarebbe meglio che “aprissero un casino”. Non era un tipo facile, Franco Battiato, e parlava sempre chiaro, ma noi vogliamo ricordarlo con una frase che sia il più lontana possibile dalle miserie umane:

« Sono per natura un contemplativo. I profumi dell’aria sono come per me il telecomando che spegne il mondo ».

Giovanni Canzanella
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Rédacteur et webmaster de RADICI