Avete sempre sognato di avere una casetta tra i boschi e le montagne dell’Alto Adige e di passare le giornate immersi nella natura selvaggia? Purtroppo per voi resterà un sogno.

Da oggi, non sarà più possibile acquistare una seconda casa, se non a coloro che vivono nella provincia di Bolzano da almeno 5 anni, o che non abbiano già un lavoro lì. Il provvedimento, voluto dalla giunta provinciale, ha l’obiettivo di mantenere accessibili i prezzi delle case, che sono recentemente schizzati alle stelle a causa dei troppi turisti che decidono di installarsi nel verde delle Dolomiti.

Il provvedimento sarà valido fino al 31 dicembre 2019, e solo in 25 comuni e 26 frazioni ad alta affluenza turistica (da Corvara in Badia a Selva di val Gardena, da Ortisei a Stelvio e altri), cittadine in cui oltre il 10% delle abitazioni funge da seconda casa, con la conseguente levitazione dei prezzi. Nessun intento xenofobo apparentemente, ma la volontà di calmierare il costo delle case per chi in quelle zone vive 365 giorni all’anno.

Le opposizioni, e anche gli specialisti del mercato immobiliare, sono tuttavia già sul piede di guerra, insistendo che un provvedimento simile si favoriscano gli albergatori e si impedisca il normale flusso del libero mercato.
Il presidente della provincia, Arno Kompatscher, difende però a spada tratta il suo provvedimento, parlando (incautamente) di Ausverkaufte heimat.
Heimat
è un vocabolo tedesco che non ha un vero corrispettivo in italiano, ma in senso lato si può intendere come « luogo natìo », quindi l’onorevole Kompatscher parla di « difesa della casa natìa », dimenticando che però la sua casa è l’Italia intera, non solo il fazzoletto di terra che vorrebbe rinchiudere in una campana di vetro o, peggio ancora, dietro un muro.

Giovanni Canzanella
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Rédacteur et webmaster de RADICI