Gli italiani lo conoscono bene. Il campanilismo è l’eterna rivalità tra due località distanti pochi chilometri in lotta tra loro da secoli ed è presente dappertutto in Italia, da Nord a Sud. Qualche esempio: Brescia-Bergamo, Modena-Bologna, Pisa-Livorno, Lecce-Brindisi. Non a caso l’Italia è anche chiamata il Paese dei mille campanili.
Il campanile della chiesa, da cui deriva il termine “campanilismo”, era infatti il punto di riferimento con cui venivano identificati i Comuni e alcune di queste rivalità sono figlie proprio dell’età dei Comuni, nate dall’antica divisione tra guelfi, sostenitori del papa, e ghibellini, la fazione legata all’imperatore.
La rivalità tra Modena e Bologna, per citare un esempio, si tradusse nell’innalzamento ulteriore del campanile del Duomo di Modena, detto Ghirlandina. Alla torre della Ghirlandina, costruita nel XII secolo, fu aggiunta in seguito, sulla cima, una particolare punta ottagonale di diversi piani. Non per amore dell’estetica o per sfizio architettonico, ma per rivaleggiare con la vicina Bologna e le sue numerose, e alte, torri (oggi ne sono rimaste 24). La Ghirlandina, che supera gli 86 metri, divenne così il simbolo della città di Modena e dal 1997 è anche Patrimonio Unesco. Più particolare, invece, la competizione tra due città toscane (condita spesso da appellativi scurrili): Pisa e Livorno. La rivalità deve la sua origine alla nascita, nel XVI secolo, del porto commerciale di Livorno per volontà di Francesco I de’ Medici, in sostituzione del complesso portuale della decaduta repubblica marinara di Pisa.