525 anni fa, la notte del 5 aprile 1492, un fulmine squarciò il cielo di Firenze e si abbatté sulla cattedrale di Santa Maria del Fiore.Il frate Girolamo Savonarola lo vide subito come un presagio di sventura: “Ecco la spada del Signore sopra la terra”. Tre giorni più tardi l’intera città avrebbe pianto la scomparsa di Lorenzo de’ Medici, l’uomo la cui luce aveva illuminato l’arte, la cultura, e la politica italiana del XV secolo.
Tutto ebbe inizio quando Giovanni di Bicci, bisnonno di Lorenzo, fondò una banca che divenne in poco tempo la prima d’Europa, trasformando i Medici in una delle famiglie più ricche di Firenze. Il figlio di Giovanni, Cosimo detto il Vecchio, aggiunse al senso per gli affari una buona dose di malizia politica: sfruttò la ricchezza per inserirsi nell’amministrazione della città e si distinse come promotore della cultura e dell’arte, utilizzate per dar lustro al proprio nome. Rientrò in quest’ottica la scelta di affidare a uno degli architetti più prestigiosi del tempo, Michelozzo, i lavori per una nuova residenza di famiglia (Palazzo Medici Riccardi, in via Cavour).
Alla morte di Cosimo si fece strada il figlio Piero, detto il Gottoso. Dal suo matrimonio con Lucrezia Tornabuoni nacque, il 1° gennaio del 1449, Lorenzo, seguito quattro anni dopo da Giuliano. Il ragazzo ricevette un’accurata educazione sbalordendo per la sua intelligenza e per la passione che metteva in ogni cosa: già a 12 anni scriveva versi, suonava la lira e brillava nelle attività sportive. L’umanista Angelo Poliziano scriverà che era “un uomo nato a grandi cose, e in tutte ugualmente si distingueva”.