In queste pagine l’intervento del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini a Tolosa il 7 febbraio 2015.
Parole forti che invitano ad una reale responsabilità nell’uso delle parole e alla ricerca di soluzioni ad una tragedia umana di vaste proporzioni.
Abbiamo vissuto una brutta pagina nella storia di Lampedusa, con l’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni (era il 2011, ed io non ero ancora sindaco). C’era stata da poco la Primavera araba: circa 20-25mila persone lasciarono la Tunisia. 25 mila persone. Non penso si possa parlare di una cifra da “tsunami umano”, anche considerando che la Primavera araba avrebbe potuto provocare movimenti migratori molto più consistenti. Il punto è che 20mila persone, in un’isola di 20 km quadrati come Lampedusa, certamente diventano un problema.
Ma nel disegno di Roberto Maroni e della Lega Nord l’intenzione era di creare a tavolino un’emergenza che in realtà non è mai stata tale. L’idea di Maroni era di lasciare a Lampedusa tutti gli immigrati che sbarcavano. Si arrivò a 10mila migranti che occupavano ogni spazio libero dell’isola (il centro d’accoglienza non poteva ovviamente contenere tante persone). Non dimentichiamo però che in quel momento in Lombardia si tenevano le elezioni (provinciali e amministrative, ndr). L’intento del Ministro degli Interni Maroni era un altro: lanciare un segnale alla sua terra di Padania: “State tranquilli, fermeremo a Lampedusa tutti i clandestini”.
Per la prima volta, Lampedusa è stata maltrattata ed una doppia ingiustizia è stata commessa: verso queste persone, abbandonate per strada come barboni e cani randagi, e verso Lampedusa e i lampedusani.
Se guardate i comunicati stampa e i servizi dei telegiornali di quei giorni, il linguaggio politico e dell’informazione è terroristico. Maroni usa parole come “tsunami umano”, “invasione”.
Qualcuno dei suoi collaboratori più stretti avrebbe dovuto dirgli: “Guardi Ministro che sta dicendo delle stupidaggini e Lei non è degno di ricoprire un ruolo istituzionale”. Ma nessuno lo ha fatto, e nessuno è stato in grado di difendere Lampedusa svelando la verità dei fatti. Dopo 60 giorni di questo inferno, fu la volta del Presidente del Consiglio dell’epoca, Silvio Berlusconi, a venire a Lampedusa, inscenando la teatrale evacuazione e il “salvataggio” dell’isola: “In 60 ore, io restituirò l’isola ai lampedusani!”, disse.
In realtà, se in quel momento si fosse fatto ciò che è sempre stato fatto, cioè trasferire altrove gli immigrati che vengono salvati e portati sull’isola, non ci sarebbe stata nessuna emergenza. Nel 2008, 34mila persone sono passate da Lampedusa. I 20mila tunisini del 2011, a confronto erano poca cosa.