La Corona ferrea, capolavoro dell’oreficeria medioevale oggi nel Duomo di Monza, è composta da sei piastre d’oro con all’interno un cerchio di metallo, da cui prende il nome. Quel metallo proverrebbe da uno dei chiodi utilizzati per la crocifissione di Cristo. Secondo la tradizione (citata da sant’Ambrogio, vescovo di Milano, nel 395), i chiodi furono rinvenuti da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, che intorno al 325 fece scavare l’area del Golgota a Gerusalemme, trovandovi i presunti resti della “Vera Croce”, con i chiodi.
Tornata a Roma, ne fece montare uno sull’elmo del figlio, affinché Dio lo proteggesse in battaglia. Sarebbe stata poi Teodolinda (570-627), regina dei Longobardi, a far ribattere uno dei chiodi ricevuti in dono da papa Gregorio I, in forma circolare, utilizzando poi la lamina per la corona. Tuttavia, analisi scientifiche del 1993 hanno dimostrato che la lamina del cerchio non è di ferro, bensì d’argento.
La Corona ferrea fu usata dai re longobardi, poi da Carlo Magno (nel 775) e dai suoi successori, per l’incoronazione dei re d’Italia (Napoleone incluso). L’oggetto aveva un grande valore simbolico: legava il potere di chi lo indossava a un’origine divina e alla continuità con l’Impero romano.