Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40, entrata in vigore 10 anni fa, che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.
Un problema quello del divieto di fecondazione eterologa che fino ad oggi ha spinto molti futuri genitori ad andare all’estero per inseguire il sogno di avere un figlio. Costretti da problemi legati all’infertilità o da malattie a cercare un donatore di gamete, pratica sino ad oggi vietata in Italia. Viaggi che non tutti potevano permettersi e fra i motivi che hanno spinto tre coppie di Firenze, Milano e Catania, a rivolgersi tribunali di queste città nel 2010. Il ricorso milanese è stato presentato da due coniugi, in cui il marito è sterile, mentre il caso di Catania riguarda una coppia in cui la donna è affetta da menopausa anticipata.
Legittimità. Dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell’utero materno, per la seconda volta la Corte era stata chiamata a giudicare la legittimità costituzionale di quella che è stata definita dagli avvocati difensori delle coppie la norma ‘simbolo’ della legge 40, cioè il divieto di fecondazione eterologa. Nel maggio 2012 la Corte Costituzionale decise di restituire gli atti ai tribunali rimettenti, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla stessa tematica.
La paternità. Con la decisione presa oggi dalla Corte Costituzionale sulla legge 40 cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa (l’art. 4 comma 3 della legge). Bocciati gli articoli correlati al divieto, che nei casi di ricorso alla vietata fecondazione eterologa vietavano rispettivamente il disconoscimento della paternità e stabilivano che il donatore di gameti non acquisiva alcuna relazione giuridica parentale con il nato, quindi non aveva né obblighi né diritti verso il bambino. Infine cade
l’articolo 12 comma 1 che puniva « chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente » con una sanzione amministrativa da 300mila a 600mila euro.
Le reazioni. Il sito del giornale Famiglia Cristiana parla di « ultima follia italiana », parlando di « fecondazione selvaggia per tutti ». Sconcerto e preoccupazione per la decisione della Consulta sono stati espressi dallaPontificia Accademia della vita che teme per le conseguenze che potranno derivarne. « Questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità – spiega Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita – . La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi ». « Questa è l’ultima picconata, probabilmente la più grave, ad una legge che non è più quella che è stata approvata dal Parlamento », ha commentato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita. Di parere opposto l’avvocato Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull’eterologa, e rispettivamente Segretario dell’Associazione Luca Coscioni e docente università di Firenze. « La sentenza di oggi – commentano – che ha cancellato il divieto di eterologa ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa ». « Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull’eterologa è ancora più evidente che la Legge 40 fa acqua da tutte le parti e che quindi va riscritta – ha detto l’avvocato delle coppie di Catania e Milano Maria Paola Costantini, referente nazionale diCittadinanzattiva per le politiche della Pma. – Sono molto contenta e sinceramente ci aspettavamo questo risultato ». « E’ un grande momento per il Paese. Oggi, una volta di più, la magistratura ha dimostrato più libertà di pensiero del Parlamento, ha detto l’oncologo Umberto Veronesi.