Chi ha letto l’ultimo post del direttore su questo blog sa già (quasi) tutto sul contenuto della legge più discussa (almeno in questo periodo) d’Italia. Una legge che, a parole, tutti odiano, ma che dura da otto anni e da otto anni condiziona la vita politica italiana, senza che nessuno sia ancora riuscita a cambiarla. Mi riferisco, ovviamente, al famigerato Porcellum, ufficialmente legge nr. 270 del 21 dicembre 2005, la legge che regola il sistema elettorale per il Parlamento italiano e che sarà in vigore anche per le (molto) prossime elezioni di fine febbraio. Qualcuno, però, si sarà chiesto il perché di un nome, o meglio di un nomignolo, così bizzarro per una legge della Repubblica. Qualche anno fa avevo già scritto dell’origine e della fortuna del nome Porcellum, e più in generale del suffisso -ellum in italiano per designare, principalmente, una legge elettorale. L’origine di questo nome va cercata nell’abitudine, giornalistica e non, di designare le leggi dal nome del loro estensore o del loro principale promotore. Si parla quindi di legge Mastellalegge Tremontilegge Bossi-Fini, così come in Francia si parla di loi Duflot o di loi Raffarin. C’entra anche, però, la tendenza a riprendere termini e espressioni del linguaggio giornalistico che diventano veri e propri « tormentoni ». Ed è proprio sui giornali che è nato il primo -ellum, per l’esattezza sul Corriere della Sera del 19 giugno 1993, quando il politologo Giovanni Sartori utilizzò l’espressione « habemus Mattarellum » per riferirsi all’approvazione della legge elettorale precedente a quella attuale, elaborata, per l’appunto, dal deputato Sergio Mattarella. Ovviamente, l’espressione riprende l' »habemus papam » con cui si annuncia l’elezione del pontefice, segno del fatto che l’approvazione della legge non era stata una passeggiata. In questa espressione -um sarebbe quindi un accusativo latino, anche se poi il senso si è perso e oggi MattarellumPorcellum, etc. sono semplicemente parole latineggianti la cui fortuna è certamente amplificata dal fatto che esistono altre parole latine in -um di larga diffusione, compreso nel linguaggio politico, come referendum (dove -um corrisponde però a un nominativo neutro). Senza contare che l’uso del latino (o pseudolatino) per una legge è particolarmente appropriato. Il latino è così onnipresente nel lessico giuridico italiano che già Renzo Tramaglino, nei Promessi Sposi si lamentava con don Abbondio dicendogli « che vuol ch’io faccia del suo latinorum? ».

Ma come si è arrivati a Porcellum? La legge in questione, fortemente voluta (guarda un po’) da Berlusconi, è stata elaborata dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, leghista che si è distinto, tra le altre cose, per imprese memorabili come aver indossato una maglietta raffigurante Maometto. La legge si è chiamata anche, ma con meno successo, Calderolum, ma è passata alla storia col nome che le conosciamo oggi anche in virtù del fatto che il suo stesso promotore l’ha definita « una porcata » (e, senza cadere nel lombrosianesimo spicciolo, forse anche grazie all’aspetto roseo e rotondetto dello stesso). Ora, come dicevo cinque anni fa, il prototipo lessicale, Mattarellum, ci fornisce anche il modello attraverso cui costruire le altre parole in -ellum che, per essere aderenti a questo modello, devono di preferenza finire in -ellum (insieme ad altre caratteristiche, chi è curioso di sottigliezze linguistiche vada a vedersi quel post). Tanto è vero che negli anni si sono creati vari nomi, più o meno noti, di leggi elettorali. A quelli che citavo allora, aggiungerei il Bersanellum (dal nome dell’attuale segretario del PD), il Maronellum (dal nome del segretario della Lega Nord), il pidiellum (legge elettorale ispirata dalPDL), il regionellum e il comunellum (rispettivamente, legge elettorale per la regione e per il comune). Prima osservazione, però, porcata è una parola assai inadatta a creare un nome in -ellum, e, seconda osservazione, è collegabile a porcello che, lei, invece può facilmente dare Porcellum, da cui il nome attuale e definitivo. Non ci resta che sperare che, dalla prossima legislatura, il Porcellum smetta di essere un’aberrazione giuridica e resti soltanto una bizzarria linguistica.

Fabio Montermini
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Originaire de Parme (Italie) chercheur en linguistique au CNRS (laboratoire CLLE-ERSS de Toulouse, dont il est directeur adjoint depuis 2010), Fabio MONTERMINI a enseigné dans les universités de Parme, Milano Bicocca et Toulouse le Mirail.
Il s'occupe principalement de morphologie de l'italien et des autres langues romanes. Depuis quelques années, il collabore avec la revue RADICI en proposant des articles de vulgarisation linguistique mais aussi des sujets d'actualité sur la société italienne et l'émigration. Il est membre du comité de direction de l'Institut de Linguistique Française et du comité exécutif de la Société de Linguistique Italienne.