Li chiamano “NEET”, quei giovani che non hanno un impiego, non seguono una formazione, non sono coinvolti in nessun tirocinio. Sono tra i più numerosi in Europa e vittime dello status quo di un Paese per vecchi.
Esistono giovani che galleggiano nell’esistenza come sospesi in un eterno e immutabile presente. All’orizzonte nessuna possibile svolta, solo un continuo peregrinare in quel “biancore” esistenziale che il sociologo David Le Breton descrive come “un momento di torpore, un lasciar perdere, provocato dalla difficoltà di cambiare le cose”.