Come si usano i pronomi personali per indicare “a lui” e “a lei” e perché li sbagliamo così spesso
Ragazzi, chiariamo una cosa: nel mondo moderno c’è già abbastanza confusione sull’argomento sesso: per piacere, non peggiorate la situazione.
In Italiano esistono due pronomi personali complemento ben distinti per indicare « a lui » e « a lei ». Si tratta di « gli » e « le ». « Gli » indica però solo ed esclusivamente il maschile (e cioè « a lui »), “le” il femminile e cioè « a lei ».
Chi usa « gli » per indicare una donna, dal punto di vista etimologico, anche se non credo che lo sappia, non avrebbe neppure tutti i torti. « Gli » infatti deriva dal latino illi, che poteva andare bene sia per « a lui » che per « a lei ». Tuttavia nel corso dei secoli « gli » si è specializzato, per così dire, nell’indicare il maschile singolare, mentre per il femminile si è scelto di usare « le ». Il risultato di questo lungo processo è che oggi se dite una frase come: Ho visto Lisa a pranzo e gli ho detto di venire stasera rischiate che il vostro interlocutore abbia forti perplessità sul genere della povera Lisa. È una femmina, come farebbe pensare il nome, o un maschio, come farebbe pensare il pronome? Onde evitare di suscitare dubbi atroci in chi vi ascolta e imbarazzo alle amiche di cui parlate, usate « gli » solo per indicare un maschio e « le » per una femmina.
Mariangela Galatea Vaglio
Mariangela Galatea Vaglio, née à Trieste est journaliste et écrivaine. Elle a publié "Didone, per esempio" (Castelvecchi Ultra, 2014); "Socrate, per esempio" (Castelvecchi Ultra, 2015), "L'Italiano è bello" (Sonzogno, 2016). Elle est actuallement collaboratrice pour L'Espresso, Valigia Blu et Archeostorie.it. Elle est ainsi autrice du blog "Il Nuovo Mondo di Galatea".