C’è il buon gusto, anni e anni di tradizioni. E l’incredibile capacità di saper fare, di arrangiarsi in tempi duri come la fame per mettere insieme il pranzo con la cena.Ci sono, poi, i racconti delle nonne davanti al fuoco e mani stanche di un passato troppo lontano per sembrare vero. “Se tu mangi troppo, derubi la patria”, era lo slogan pubblicizzato dal regime alla vigilia della Seconda guerra mondiale, tra tessere a punti da esibire in drogheria e pane baciato se toccava terra. Arrivarono però il frigorifero e gli anni del benessere, e quelli della pubblicità che tutto moltiplicava e ogni cosa velocizzava, con i fast food a farla da padrona e a minacciare focacce, minestre e bucatini. Nel tempo, così, la cucina italiana è cambiata e, di regione in regione, ha preso strade diverse, figlie di influenze straniere (francesi e spagnole soprattutto) e usi e costumi spesso contraddittori. Nei corridoi del padiglione Italia, all’Expo, un pannello recita così: “L’Italia è uno scrigno di biodiversità perché dalle Alpi alla Sicilia presenta una gamma straordinaria di climi, ecosistemi e paesaggi. La geografia della Penisola, ponte naturale fra nord e sud, fra est e ovest, ne fa una naturale terra di passaggi, di isolamenti e di mescolamenti. La cucina italiana nasce da questa diversità biologica e culturale”. Carlo Petrini, fondatore e leader del movimento Slow Food, che proprio alla kermesse milanese abbiamo intervistato, da parte sua ci ha parlato di contadini, di panettieri, di allevatori che rappresentano l’Italia nel mondo e in ogni paese dello Stivale. Ha sottolineato l’importanza delle tradizioni e delle radici, per ricordare chi siamo e per dare un futuro all’intero, magnifico globo. E così, mentre a Milano si svolge l’Esposizione Universale, noi in questo viaggio in undici regioni abbiamo scelto quei piatti che c’è sembrato meglio raccontino i sacrifici dei padri e i sorrisi dei figli. Prelibatezze che vengono dal mare o dalle montagne, sotto forma di palline impanate o di torte allegre come il sole.
- Abruzzo – Maccheroni alla chitarra
- Veneto – Baccalà alla vicentina
- Marche – Olive ascolane
- Campania – Pastiera
- Calabria – ‘Nduja
- Lombardia – Risotto alla milanese
- Friuli Venezia Giulia – Jota
- Sicilia – Pasta con le sarde
- Sardegna – Porcetto alla sarda
- Puglia – Orecchiette alle cime di rapa
- Piemonte – Bagna cauda
Biago Picardi
Nato a Lagonegro, un paesino della Basilicata, e laureato in Scienze della Comunicazione, vive a Milano. Oltre che per Radici attualmente scrive per Focus Storia e per TeleSette e realizza gli speciali biografici Gli Album di Grand Hotel. In precedenza è stato, tra gli altri, caporedattore delle riviste Vero, Stop ed Eurocalcio e ha scritto anche per Playboy e Maxim. Nella sua carriera ha intervistato in esclusiva personaggi come Giulio Andreotti, Alda Merini, Marcello Lippi, Giorgio Bocca e Steve McCurry.