Lire la Divine Comédie, c’est comme poser une loupe sur l’Italie du XIVe siècle. Entre politiciens corrompus, papes « trop terriens », mais aussi souverains éclairés et esprits savants ; il en ressort le tableau de la société dans laquelle vivait Dante.
Nel 1300, quando si trovava già “nel mezzo del cammin” della sua vita, Dante Alighieri si buttò in politica, ma rimase invischiato nella lotta intestina che dilaniava Firenze tra guelfi bianchi (la sua fazione) e neri. E mentre la sua esistenza si stava per trasformare in tragedia a causa di una condanna (forse ingiusta) per “baratteria” (peculato diremmo noi), il sommo poeta meditava già di togliersi qualche sassolino dalla scarpa con la sua Commedia (diventata Divina solo in seguito, grazie a Giovanni Boccaccio).