Dai fantocci di pezza alle marionette in legno. Storia di un’arte che non perde mai il suo fascino.
«Si dice che la dimensione del fantastico sia andata perduta dopo che sono nati i lampioni e non c’è più il buio. In parte è vero: nani e streghe sono scappati e si sono nascosti. A me è capitato di incontrarli la notte o nelle miniere. Una volta, mentre preparavo uno spettacolo nel buio della galleria, qualcuno saliva dal cuore della terra, ne sentivo i passi. Non ho avuto il coraggio di aspettare e sono scappato! Ma quando consegnavo di notte il pane, prima di diventare burattinaio, più volte ho visto delle figure. Sono ancora tra noi, soltanto vivono nascoste e bisogna saperle cercare». Luciano Gottardi, burattinaio trentino “best actor” al Festival of puppet art di Praga nel 2009, descriveva così qualche anno fa, in una bella intervista di Federica Mormando, il mestiere del burattinaio. Le nuove tecnologie, “la luce”, avevano a suo dire oscurato i sogni e spedito in soffitta i burattini, piccoli attori di legno e tessuto testimoni di un’Italia che non c’era più. «è vero, probabilmente siamo rimasti soltanto in venti in tutto il Paese a esercitarlo con passione e in modo esclusivo – ci spiega Antonino Mercurio, 43enne burattinaio di Sorrento – ma il nostro mestiere non morirà mai. Le nuove tecnologie non ci hanno danneggiato, anzi ci aiutano. Io e mio fratello, per esempio, abbiamo un sito Internet (www.fratellimercurio.com) che ci fa conoscere non solo in Italia ma in tutta Europa. E i nostri spettacoli piacciono sempre: i bambini sono ormai così abituati ad avere a che fare con la Tv o i computer che davanti al teatrino rimangono incantati. Il vero nemico, semmai, oggi è la mancanza di passione. Questo è un lavoro duro che non dà facili guadagni ed esige tanto amore e pazienza con i bambini. Io l’ho imparato da papà Ciro che a sua volta l’aveva appreso da nonno Antonio e a farmi felice non è l’incasso ma il sorriso dei miei piccoli spettatori. Con loro bisogna avere grande pazienza, prima, durante e dopo lo spettacolo. Ma alla fine della giornata vederli soddisfatti non ha prezzo».
Biagio Picardi
Nato a Lagonegro, un paesino della Basilicata, e laureato in Scienze della Comunicazione, vive a Milano. Oltre che per Radici attualmente scrive per Focus Storia e per TeleSette e realizza gli speciali biografici Gli Album di Grand Hotel. In precedenza è stato, tra gli altri, caporedattore delle riviste Vero, Stop ed Eurocalcio e ha scritto anche per Playboy e Maxim. Nella sua carriera ha intervistato in esclusiva personaggi come Giulio Andreotti, Alda Merini, Marcello Lippi, Giorgio Bocca e Steve McCurry.