Era il 1982.
Al cinema, in un futuro piovoso e distopico, Harrison Ford dava la caccia all’androide Rutger Hauer nell’universo iper-tecnologico di Blade Runner. Nello stesso anno entrò in commercio il Commodore 64, uno dei più venduti home-computer di sempre, che portò il futuro direttamente nelle case di 17 milioni di famiglie.
Tutto questo accadeva nel mondo reale, quello grigio e industrializzato, mentre Hugo Pratt metteva fine alle avventure di Corto Maltese, il suo personaggio più amato, con un ultimo albo: Mû, la Città Perduta.
Fu l’ultima apparizione di Corto, e alla domanda sul perché il maltese dovesse « sparire di scena », Hugo Pratt rispose francamente: « Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, è consumo, non c’è posto per un tipo come lui ».
Era il 1982.
Nel 2015, quando dominano telefonini perfino più potenti dei cervelli elettronici che spedirono il primo uomo sulla Luna, la coppia Juan Díaz Canales (sceneggiatore) e Rubén Pellejero (disegnatore) riportano in vita Corto Maltese, proprio quando nessuno sperava più di rivederlo; proprio nel momento storico in cui l’uomo è più ingolfato dalla tecnologia, dal consumo e dal calcolo. I due hanno scritto tre avventure (Sotto il sole di mezzanotte del 2015, Equatoria del 2017 e Il giorno di Tarowean 2019), sfidando i rigoristi e conquistando al contempo i cuori di quasi tutti gli appassionati, con delle storie fedeli allo spirito di Hugo Pratt e rispettosi della sua eredità.
Oggi, il mondo è cambiato di nuovo. Anzi, sembra che cambi ogni giorno di più, ogni ora più in fretta e ora tocca allo sceneggiatore Martin Quenehen e al disegnatore Bastien Vivès raccontare le vicende del marinaio anarchico, ma inserendole in un contesto nuovo, difficile, quello del 2001, all’alba dell’attentato alle Torri Gemelle che ha sconvolto il mondo
Il nuovo Corto Maltese è giovane, giovanissimo anzi: non ha più il cappello da marinaio, ma un berretto da baseball, ha perso la sua mascella volitiva e i suoi tratti si sono fatti leggermente effeminati, tratti che ricordano quelli dei manga giapponesi.
Che vergogna, signora mia! I puristi hanno storto il naso, alzato gli occhi al cielo e liquidato la faccenda come una « operazione commerciale », la formula utile e vacua da utilizzare ogni volta che non ci piace qualcosa.
Ma la verità è che lo spirito di Pratt e quello di Corto sono intatti, nella loro ironia e nel loro disincanto, e anche se il contesto è cambiato e al posto dei pirati ci sono dei narcotrafficanti (Rasputin, lo storico amico-nemico di Corto, è diventato lui stesso un barone della droga), il personaggio non è stato distrutto per poi essere ricostruito. « Corto è un mito che racchiude in sé un insieme di codici e apre la possibilità di mettere in scena tutti gli archetipi » dice Bastien Vivès.
E poi ci sono le donne; che avventura sarebbe, per Corto, se non ci fosse una donna bella e sfuggente che spinge il nostro marinaio a schierarsi, a partire, a riflettere?
Forse Pratt non aveva previsto tutto ciò, forse davvero questo mondo non è adatto al Corto come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Però…però…
« Uno come te che sa come comportarsi, Corto Maltese, può vivere bene anche all’Inferno ».
Questa frase è tratta da Corte Sconta detta Arcana. La pronuncia un miopa, uno sciamano siberiano che predice il futuro a Corto Maltese.
Forse, forse ci aveva visto giusto.
Rédacteur et webmaster de RADICI