Si narra che l’imperatore Nerone, grande appassionato di musica, provasse le sue esibizioni di poesia e canto in un teatro la cui esistenza finora era avvolta da un’aura di leggenda. Ebbene nuovi scavi a Palazzo della Rovere, hanno riportato alla luce resti monumentali del I secolo d.C., attribuibili al celebre edificio. Tanti elementi contribuiscono a identificare i resti come il Theatrum Neronis testimoniato dagli storici Plinio, Svetonio e Tacito. Siamo di fronte dunque a una scoperta di eccezionale importanza. I resti del teatro sono tornati alla luce nel sito dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, vicino alla Basilica di San Pietro, in quelli che erano gli Horti di Agrippina Maggiore, la nonna di Nerone.
Si tratta di due strutture. Il primo edificio ha una pianta a emiciclo, con un sistema di accessi e scale e delle gradinate per accogliere il pubblico. Gli elementi architettonici e i rivestimenti sono in pregiati marmi bianchi e colorati. Il secondo edificio presenta ambienti destinati molto probabilmente ai costumi e alle scenografie. Entrambi si affacciavano su un grande cortile interno, forse circondato da un portico. Il teatro di Nerone ebbe però vita breve: gli antichi Romani iniziarono a smantellarlo già nel Il secolo.