Quando la redazione di RADICI mi ha proposto di curare un dossier sulla condizione dei giovani in Italia, ho subito pensato che avrei dovuto fare i conti con me stessa. Perché la storia dei ragazzi e delle ragazze che si accampano in tenda fuori dalle università per protestare contro il caro affitti avrebbe potuto essere anche la mia, se non fosse che ho avuto la fortuna di nascere a Roma. Fatto che, comunque, non mi ha risparmiato dall’essere una 25enne immersa come gli altri e le altre in una società della performance molto diversa da quella che hanno vissuto i miei genitori da ragazzi. Questa cruciale differenza è solo il primo aspetto da mettere in risalto se si vuole comprendere cosa significhi essere giovani in Italia nel 2023, senza la pretesa di essere totalmente esaustivi sul tema.
Per farsi un’idea, basti pensare all’eloquente decisione del governo di Giorgia Meloni di aggiungere il termine “Merito” a Ministero dell’Istruzione, che si trasformava così in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”. Un concetto all’apparenza giusto, ma che in realtà incoraggia dinamiche estremamente tossiche e che è stato denunciato da Emma Ruzzon, giovanissima presidente del Consiglio degli studenti di Padova. Per questo motivo, la sua voce non poteva mancare all’interno di questo dossier.
I report sulla condizione psico-sociale dei ragazzi italiani sono testimoni di un crescente disagio. E non è solo una questione di performance. Va considerata pure la crescente eco-ansia che si respira tra i ragazzi europei, con il 75% di loro che ammette di avere paura del futuro a causa del clima. Non bastano però gli atti plateali e provocatori degli ambientalisti di Ultima Generazione a convincere i potenti a fare qualcosa. Ma non è neanche solo una questione climatica. L’Italia, infatti, detiene il primato negativo in quanto a Neet (giovani che non studiano e che non lavorano). E non solo perché i costi dell’università sono sempre più proibitivi, ma anche – e soprattutto – per la crescente precarietà del mercato del lavoro italiano, che immobilizza il giovane e gli taglia le ali.
Possiamo dirlo senza dubbi: vivere bene in Italia non è un gioco da ragazzi. In questo dossier attraverseremo tappa dopo tappa l’enorme sfida che è posta di fronte ai giovani italiani di oggi. I quali conservano il merito di non aver mai perso la loro voce e la voglia di farsi sentire. Da qui l’appello all’ascolto e alla comprensione di Claudio Gubitosi, direttore del Giffoni Film Festival, che pone al centro i più giovani. Perché è proprio da quell’entusiasmo che è necessario ripartire, prima che vada perso, prima che sia troppo tardi.