Questa tagliente dichiarazione di Leonardo Sciascia estratta da La strega e il capitano del 1986, dà una definizione perfetta della letteratura che é missione, finestra aperta sulla realtà, specchio e coscienza, quasi decodificatore del mondo. Una definizione ideale della letteratura civile.
Possiamo affermare che la letteratura italiana nasce «civile», perché é parola che interpreta, trasfigura e giudica la realtà. È Dante Alighieri che crea le basi della letteratura italiana come opera di denuncia, con la più sontuosa e fiammeggiante critica sociale che sia mai stata scritta, La Divina Commedia. In questo incredibile universo letterario Dante rappresenta tutta la società dell’epoca giudicandola secondo un criterio civico e meritocratico: i giusti saranno premiati, i malvagi, i disonesti, i deboli saranno puniti. E crea il concetto del contrappasso per cui la punizione delle colpe è dolore ma, soprattutto, umiliazione. Dante è il primo «poeta civile»: letterato e uomo pubblico, provocatore e fustigatore di costumi, lucido conoscitore dell’uomo e della società. La sua umanità trecentesca, con i suoi vizi e le sue virtù, ha un valore universale e dà forza e legittimità ad una letteratura che attraversa la storia d’Italia, e, quasi naturalmente, si realizza in maniera importante nel secolo che più di tutti gli altri ha visto il mondo tremare e trasformarsi, il ‘900.