L’aggettivo deriva da un motivetto cantato dai soldati francesi in onore del loro comandante Jacques de Chabannes signore di La Palice. La Palice morì nella Battaglia di Pavia nel 1525, che vide la sconfitta francese contro tedeschi e spagnoli. Per celebrarne il coraggio i suoi uomini crearono questi versi, famosi per la loro ovvietà: “Se non fosse morto sarebbe ancora in vita”.
Secondo alcuni si tratterebbe di un errore ortografico, che trasformò la f originaria (il ferait encore envie, “farebbe ancora invidia”) con la s (il serait encore en vie, “sarebbe ancora in vita”). Ma c’è di più: alla fine del XVII secolo l’accademico francese Bernard de la Monnoye scoprì il necrologio del maresciallo Jacques de La Palice, che recitava: “un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita”. La frase rese il maresciallo famoso nei secoli diventando addirittura un modo di dire, sinonimo di qualcosa di ovvio e evidente a tutti. Lapalissiano.
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