Nel giugno 1988, la casa editrice Garzanti pubblica le Lezioni americane dello scrittore Italo Calvino, scomparso pochi anni prima. Il testo raccoglie le conferenze che l’autore avrebbe pronunciato in occasione delle “Charles Eliot Norton Poetry Lectures” dell’università di Harvard. Trent’anni dopo, ricordiamo l’opera-testamento dell’autore italiano.
Verso la metà degli anni ’80, a Castiglione della Pescaia, Italo Calvino tergiversa sulla tematica da presentare l’anno seguente agli studenti dell’università di Harvard. Poi si decide: parlerà loro del prossimo millennio. Questa scelta, un po’ in anticipo rispetto ai tempi, è giustificata dal tramonto particolare del XX secolo: un tramonto lunghissimo, che porterà certo alle soglie del Duemila, ma che sta già succedendo mentre Calvino scrive. Il mondo occidentale è entrato nell’era tecnologica post-industriale che invaderà con un’evoluzione in crescendo tutti gli aspetti della nostra quotidianità; in Italia, il rapimento di Aldo Moro del 1978 ha segnato una svolta definitiva nella Storia del Paese.
Per lo scrittore, è giunto il momento di fare un punto della situazione del millennio che si conclude e di tramandare a quello che incombe, come in una staffetta intellettuale, alcuni dei valori che gli stanno più a cuore. Che sia chiaro però: con le Lezioni americane Italo Calvino non intende scrivere un manifesto della sua poetica personale o metter su un’antologia letteraria millenaria. Grazie alle sue esperienze di lettore e di scrittore, egli individua sei dei valori propri della sua scrittura e della letteratura da situare nella prospettiva del nuovo millennio: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e Coerenza.
Se è vero che le opere letterarie sono lo specchio del loro tempo, le Lezioni americane sono un caleidoscopio costruito ad arte per leggere i cambiamenti della realtà odierna e proiettarla in quella a venire, senza pretese di profetismo. Oggi, trent’anni dopo la pubblicazione delle Lezioni americane e diciotto dopo l’inizio di un millennio che si è rivelato rapido e fragoroso almeno quanto Calvino lo aveva immaginato, rileggere quest’opera vuol dire ritrovare un’ancora del pensiero, un’oasi di chiarezza e lucidità.
Esattezza e Rapidità
Dalla lezione sulla Rapidità:
“In un’epoca in cui altri media velocissimi e di estesissimo raggio trionfano e rischiano d’appiattire ogni comunicazione in una crosta uniforme e omogenea, la funzione della letteratura è la comunicazione tra ciò che è diverso in quanto è diverso.”
Se pensiamo ai cambiamenti rivoluzionari che il linguaggio e l’informazione hanno conosciuto negli ultimi decenni, l’idea di qualcuno che dal secolo scorso ci parla di media “velocissimi” e “di estesissimo raggio” può farci sorridere. Nel momento in cui Calvino scrive, internet e cellulari esistono appena e conosceranno la diffusione che oggi ci è familiare solo una decina d’anni più tardi. Dobbiamo però chiederci in che modo lo scrittore percepisse questi cambiamenti e perché abbia scelto di tramandarci la rapidità come un valore, in un millennio in cui certo non rischiamo di dimenticarla.
Ricordiamo che Calvino fu uno scrittore della chiarezza e dell’esattezza: alle divagazioni narrative preferiva la precisione e la sintesi. La rapidità di cui ci parla nelle Lezioni americane non è quindi quella delle macchine e della tecnologia, delle distanze che si annullano e delle informazioni che viaggiano velocissime, ma piuttosto quella dell’agilità del pensiero: un tipo di rapidità che nemmeno le invenzioni più recenti potrebbero eguagliare in lucidità, intuito e sensibilità.
Dalla brevità del racconto fiabesco al disegno espressivo e sintetico di Galileo, passando per la malizia linguistica dei personaggi del Decameron di Boccaccio, Italo Calvino scova perle di sveltezza intellettuale nella storia della nostra letteratura. Ma la rapidità, perché rimanga un valore, dev’essere controllata: se la nostra società ha cominciato a muoversi sempre più in fretta, l’individuo deve saper tenere il passo senza perdersi. Per scongiurare il pericolo di finire sopraffatti da una tale corsa contro il tempo, lo scrittore raccomanda all’uomo del nostro millennio di non perdere di vista anche il valore opposto alla velocità, cioè l’indugio. Dobbiamo lasciare alla cascata di immagini e di informazioni che ci travolgono il tempo di sedimentarsi nella nostra mente, selezionandole senza lasciare che si accumulino alla rinfusa.
Altrettanto importante, parlando di linguaggio e comunicazione, diventa il valore dell’Esattezza. Affascinato dalla narrativa che sapeva fare un buon uso dell’economia linguistica e della precisione lessicale, egli sognava di scrivere romanzi compiuti di una sola riga. E i centoquaranta caratteri canonici di Twitter erano lontani da lui anni luce, oppure solo venti.
La civiltà dell’immagine
“La fantasia è un posto dove ci piove dentro”, scrive Calvino all’inizio della sua conferenza sulla Visibilità ispirandosi a un episodio del Purgatorio dantesco. Ma, se nel Medioevo l’immaginazione di Dante era irrorata da una pioggia di immagini provenienti direttamente dall’intelletto divino, quelle del nostro tempo hanno una sorgente ben più terrena e feconda, una nuvola eterea e onnipresente.
In queste pagine leggiamo:
“Viviamo sotto una pioggia ininterrotta d’immagini; i più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi (…) Gran parte di questa nuvola di immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d’estraneità e di disagio.”
Certo Calvino non poteva immaginare la densità delle immagini che avrebbero invaso il nostro campo visivo e la nostra fantasia negli anni dopo la sua morte, e nemmeno la quantità di sensazioni – o la loro assenza – che ne sarebbe derivata. Però aveva già vissuto in prima persona una serie di eventi importanti per la storia della televisione e dei media italiani: nel 1976, il Carosello – emblema della televisione italiana a carattere pedagogico – chiude i battenti per lasciare il posto ad un altro tipo di pubblicità, più invadente e meno creativa. Nello stesso anno, viene introdotta la televisione a colori e l’imprenditore Silvio Berlusconi compra la prima emittente televisiva. Siamo agli albori di un’epoca che lo scrittore non esita a definire “dell’inflazione delle immagini sull’immaginazione”.
I pericoli contro i quali Italo Calvino vorrebbe metterci in guardia sono la perdita della capacità immaginativa e l’impossibilità di distinguere con certezza le immagini scaturite dalla nostra fantasia da quelle che ci piovono dentro. Ma oggi il nostro rapporto con questo tipo di immagini ha superato i limiti ipotizzati dallo scrittore: non solo la nostra mente è invasa da immagini che ci sono proposte in continuazione e da ogni lato, ma addirittura l’interazione con loro non è più fantascienza. Non solo quindi esse invadono il nostro immaginario, ma interferiscono in maniera attiva con la realtà che ci circonda, mettendo in discussione la definizione stessa di finzione che dovrebbe caratterizzarle. Il valore della Visibilità di cui ci parla Calvino, inteso come la capacità individuale di evocare immagini originali e di dare loro chiarezza e coerenza, interviene come una possibile soluzione a un problema attuale e impellente. Basti pensare che, in questi ultimi anni, le proposte di un’educazione all’immaginazione non sono più una fantasia calviniana e letteraria, ma sono diventate l’oggetto di una riflessione reale della pedagogia e della filosofia. Chissà se, come propone Italo Calvino, la lettura delle terzine dantesche della Divina Commedia non possa diventare un punto di partenza ideale per imparare di nuovo a “pensare per immagini” e ripararci da un acquazzone di visioni “prefabbricate” che non accenna a diminuire d’intensità.
La leggerezza del poeta
La lezione dedicata al valore della Leggerezza è la più lunga e la più intensa. La scelta antologica di Calvino parte dalle fantasie del poeta latino Lucrezio su un mondo composto di atomi leggerissimi e prosegue fino all’impalpabilità dell’informatica. Ragionando sulla contrapposizione tra la pesantezza del mondo e la leggerezza che quest’ultimo può acquisire attraverso il filtro dello sguardo poetico, l’autore vuole tramandare ai posteri del nuovo millennio l’importanza della figura del poeta e della presenza dell’immaginazione poetica. La leggerezza che Calvino ci raccomanda di conservare non comprende un estraniamento dal mondo, un’alienazione fantastica, bensì la levità di uno sguardo delicato e ponderato, capace di reinterpretare la contemporaneità e le sue sfide. “Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume” dice P.Valéry e cita Calvino: siate leggeri, ma non lasciatevi trasportare dalla vaghezza e dal caso. Questa è la preziosa immagine che, fin dall’inizio delle sue Lezioni americane, Italo Calvino affida a noi, abitanti del nuovo millennio: l’agile salto del poeta che si solleva sulla pesantezza del mondo.
Née en 1991 à Lanciano, Francesca Vinciguerra a récemment obtenu son diplôme en littératures française et européenne dans les universités de Turin et de Chambéry, avec un mémoire en littérature post-coloniale française. Depuis septembre 2016, elle vit à Toulouse, ville où elle a entrepris une collaboration avec la revue RADICI et a terminé un service civique avec l’association de musique baroque Ensemble baroque de Toulouse.