Camillo Benso, conte di Cavour, al parlamento italiano, 27 marzo 1861.
“Tutti sono concordi nel volere che si acclami Roma come capitale d’Italia1 che si solleciti il governo ad adoperarsi, onde questo voto universale abbia il suo compimento […] Ma qui mi pare che, quando noi ci presentiamo al sommo pontefice e gli diciamo: santo padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d’indipendenza2 […] ebbene, quello che voi non avete mai potuto ottenere da quelle potenze3 che si vantavano di essere i vostri alleati e vostri figli devoti, noi veniamo a offrirvelo in tutta la sua pienezza; noi siamo pronti a proclamare nell’Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato4.”