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Quando re Alboino giunse al confine con l’Italia con tutto l’esercito e con la moltitudine di popoli al seguito, salì su un monte. […] e da lì contemplò quella parte d’Italia fin dove lo sguardo poteva spingersi”.
Così il cronachista Paolo Diacono descrive nell’Historia Langobardum (789) l’arrivo in Italia dei Longobardi, determinati a conquistare tutto ciò che lo sguardo del loro re poteva osservare quel giorno. Doveva essere una giornata limpida perché quel popolo germanico si sarebbe preso, alla fine, tutta la Penisola. Gli uomini “dalle lunghe barbe” (Langbärte in germanico) erano arrivati, secondo la leggenda, dalla Scandinavia: avevano attraversato le terre germaniche ed erano giunti in Pannonia, regione che andava dall’odierna Ungheria alla Croazia. Nello Stivale entrarono proprio da qui, passando per il Friuli, nel 569: in 150mila dilagarono nel settentrione e si insediarono anche nel Centro-Sud. I loro centri di potere si contesero per decenni il ruolo di capitale del regnum langobardorum. Quali erano e in che modo si fecero concorrenza?