Lucia, Nicola, Silvestro, Martino e Stefano: come sono entrati nella tradizione del Natale.
“Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava e diceva: ‘spiacente ma Babbo Natale si è suicidato’ ”.
Il piccolo Jack La Motta, poi diventato famoso tra i pugili con il nome di Toro Scatenato, avrebbe avuto un’infanzia più felice se avesse saputo che, morto Santa Claus, poteva sempre contare sull’attività dei più famosi santi natalizi che popolano il dodicesimo foglio del calendario. Ma come ci sono finiti il barbuto san Nicola, vescovo in Asia Minore, e santa Lucia, antica martire cristiana, a portare doni ai bambini? E perché santo Stefano viene festeggiato proprio il 26 dicembre e il suo collega, san Silvestro, presiede l’ultimo giorno dell’anno? Tra storia, leggende e riti pagani, non è facile districarsi.
Passaggi
“La data fissata dal cristianesimo per festeggiare il Natale è legata agli antichi riti di passaggio invernali, riti in cui si propiziava, dopo il buio dell’inverno, la rinascita del sole e della luce, quindi della vita, della fertilità del suolo e degli esseri viventi” spiega Giovanna Salvioni, docente di Antropologia culturale ed Etnologia all’Università Cattolica di Milano. “Questi antichi riti collegavano al passaggio di stagione e a questo ciclo di vita, morte e rinascita, anche il ritorno periodico dei defunti sulla terra. Il morto era il fondamento dei mondi tradizionali, il garante del corretto vivere che, ammonendo, indicava la strada giusta. Anche i santi del Natale hanno questa valenza: infatti donano solo ai bambini “buoni”, cioè ai piccoli che hanno avuto comportamenti approvati dalla società”. Così fa, dal XV-XVI secolo, san Nicola, che ancora oggi nei Paesi bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige) la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino fa concorrenza a Babbo Natale: i bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore (v. riquadro in questa pagina), mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli. Ma guai a confonderlo con l’omone corpulento e vestito di rosso. “Santa Claus non è solo una metamorfosi leggendaria di san Nicola, come spesso si dice. E infatti da un punto di vista figurativo non ha niente a che fare con lui: san Nicola è uomo di mare, solare, mentre Santa Claus è uomo dei boschi, del freddo; uno ha corporatura sottile, da persona abituata ai digiuni, mentre l’altro è grasso e godereccio” precisa Michele Bacci, docente di Iconografia e Iconologia all’Università di Siena.
Senza contare che Nicola, a differenza del simpatico vecchio del Nord, secondo alcuni storici, è esistito veramente. “Nacque a Patara nel 270 e fu vescovo di Myra, in Licia (odierna Turchia). È una figura avvolta nel mistero, ma indizi archeologici dicono che è vissuto realmente” dice Bacci.
Non ultimo il fatto che il suo nome compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325), una riunione di tutti i vescovi della Chiesa cristiana per tentare di chiarire le divergenze teologiche sulla natura di Cristo.