L’Italia è il paese della scaramanzia: amuleti, riti e perfino monumenti per tenere lontana la malasorte e magari pure vincere al gioco. Perché, nel dubbio, la fortuna è meglio farsela amica.
Luigi Pirandello a un suo personaggio ha perfino dato la patente di iettatore professionista, di portatore di sfortuna per mestiere. Perché, anche se nessuno crede alla cattiva sorte, tutti sono d’accordo che è meglio non farsela nemica. L’Italia è la patria della scaramanzia, dei “non è vero ma ci credo”. Amuleti, riti e gesti propiziatori, perfino monumenti e interi paesi diventati, negli anni, simboli positivi o negativi per star bene, avere successo negli affari, in amore e nel gioco oppure per proteggere i propri cari. E se i dati dicono che con la crisi economica è aumentato il ricorso a sedicenti maghi e stregoni (vedi box), il legame tra gli italiani e la superstizione si perde nella notte dei tempi. A quando ad esempio a Benevento, in Campania, si pensava che sotto un grande albero, un noce, le streghe organizzassero sabba demoniaci per tenere sotto controllo allo stesso modo il maltempo e le vicende umane.
Biagio Picardi
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Nato a Lagonegro, un paesino della Basilicata, e laureato in Scienze della Comunicazione, vive a Milano. Oltre che per Radici attualmente scrive per Focus Storia e per TeleSette e realizza gli speciali biografici Gli Album di Grand Hotel. In precedenza è stato, tra gli altri, caporedattore delle riviste Vero, Stop ed Eurocalcio e ha scritto anche per Playboy e Maxim. Nella sua carriera ha intervistato in esclusiva personaggi come Giulio Andreotti, Alda Merini, Marcello Lippi, Giorgio Bocca e Steve McCurry.