Uno spirito schivo e solitario. Una mente brillante, curiosa e indipendente. Una persona che pensava con la propria testa in un periodo storico in cui il pensiero era omologato. Un uomo che scelse la montagna in nome della libertà: per viverla e difenderla e infine donarla agli altri. Questo era Ettore Castiglioni, l’alpinista che aprì più di 200 nuove vie sull’arco alpino. Milanese di origine, ma trentino di adozione: nacque a Ruffrè (Trento) mentre i genitori erano in vacanza, nell’agosto del 1908. E proprio le montagne di quel luogo, le Dolomiti con le loro “crode” (le cime tipiche di quella catena montuosa) segnarono la sua esistenza. Figlio di un’agiata famiglia milanese, crebbe nel capoluogo lombardo di cui però diceva: “A Milano mi sento sempre di passaggio, anche quando vi resto per parecchi mesi. Fra le crode mi sento a casa mia”. Ma quello che fece di Castiglioni un personaggio straordinario fu la capacità di spendere in favore degli altri la sua conoscenza delle montagne. Come quando nel 1943, in Svizzera, salvò molti ebrei in fuga dal fascismo.