È la primadonna della situazione, il protagonista del film. Ecco come usarlo insieme al verbo per creare frasi ben costruite.
Una volta che uno, in una frase, ha messo il verbo, in pratica ha deciso cosa raccontare, e quindi il grosso del lavoro è fatto. Il verbo però deve essere preciso. C’è questa cosa che non sempre si capisce, dei verbi: che non sono semplici parole, sono pizzini*, o meglio ancora mappe. Senza che si veda, passano un sacco di informazioni: che azione viene fatta, se è attiva, passiva o riflessiva, quando viene fatta, come, e soprattutto chi la fa.
L’analisi logica di una frase è come un’indagine di Sherlock Holmes: bisogna capire come, cosa, chi e quando in base agli indizi, e gli indizi stanno quasi sempre tutti là, nel nostro verbo, che va interrogato come un testimone.
L’altro grande protagonista delle frasi è infatti il soggetto, ovvero chi compie o subisce l’azione raccontata. Il soggetto è in pratica il protagonista del nostro film, la primadonna della situazione, o, se vogliamo continuare a parlare come in un giallo, il nostro colpevole.
Per capire chi sia il soggetto della nostra frase, si parte sempre dal verbo. Si guarda cioè qual è la persona (prima, seconda, terza, singolare e plurale) del verbo e, zàcchete, si becca subito il soggetto della frase.
Mariangela Galatea Vaglio, née à Trieste est journaliste et écrivaine. Elle a publié "Didone, per esempio" (Castelvecchi Ultra, 2014); "Socrate, per esempio" (Castelvecchi Ultra, 2015), "L'Italiano è bello" (Sonzogno, 2016). Elle est actuallement collaboratrice pour L'Espresso, Valigia Blu et Archeostorie.it. Elle est ainsi autrice du blog "Il Nuovo Mondo di Galatea".