Il primo a utilizzare l’espressione “scrittura a zampa di gallina” è stato il drammaturgo latino Plauto, nel II secolo a.C. Nella commedia Pseudolo il protagonista, nel leggere una lettera scritta da una cortigiana innamorata, commenta la brutta scrittura della ragazza con le parole gallina scripsit, ossia “la gallina ha scritto”.
La scrittura a zampa di gallina è specifica di chi ha una brutta grafia: è un modo di dire tipico della lingua italiana. In Francia ad esempio la gallina è sostituita dalla mosca nell’espressione pattes de mouche, che letteralmente significa “zampette di mosca”.
Dal latino, l’espressione “scrittura a zampa di gallina” è arrivata fino a noi e oggi come allora, indica una grafia incerta proprio come le impronte delle galline. Bisogna dire che nella lingua italiana la gallina è anche protagonista di molte espressioni e proverbi usati nel linguaggio familiare. Eccone alcuni: si dice “avere un cervello di gallina” di una persona poco intelligente; una “vecchia gallina” è un modo peggiorativo di indicare una donna anziana, superba e saccente; “andare a letto con le galline” significa coricarsi molto presto; una “gallina dalle uova d’oro” è una persona (o un’attività) molto redditizia. La saggezza popolare insegna che “gallina vecchia fa buon brodo”, per dire che bisogna fidarsi di chi ha esperienza e che “gallina che canta ha fatto l’uovo” significa che una persona che per primo parla o accusa è colei che ha compiuto il fatto.
Si pensa che questa scelta si ispiri alla famiglia di politici dei Gracchi, i cui membri più noti erano proprio il padre Sempronio e i figli Gaio (o Caio) e Tiberio. Oggi quest’espressione è utilizzata per indicare una qualsiasi persona ipotetica presa ad esempio. Ma non solo in Italia si ha questo terzetto, lo possiamo trovare anche in Inghilterra e in Francia. Solo che, adattandosi alle rispettive lingue, diventa “Tom, Dick and Harry” per gli inglesi e “Pierre, Paul et Jacques” per i francesi.