Trent’anni fa moriva l’autore di Se questo è un uomo, una delle più importanti testimonianze della Shoah.
L’11 aprile del 1987, trent’anni fa, Primo Levi fu trovato senza vita in fondo alle scale della sua abitazione. Alle 10.20 di una mattina come un’altra a Torino, in corso Umberto numero 75. Chimico, per un breve periodo partigiano, prigioniero ad Auschwitz, sopravvissuto, poi scrittore e tra i principali testimoni della Shoah. Dissero che s’era suicidato, improvvisamente, a 67 anni. Forse per colpa della depressione, che l’aveva toccato sin da giovane e già prima del suo viaggio nell’orrore. Oppure, spiegarono, l’aveva fatto perché molto preoccupato per la madre, 92enne e malata. Negli occhi di lei sofferenti rivedeva, scrissero, quelli dei suoi compagni di Auschwitz, il loro dolore, il suo, quegli incubi di quarant’anni prima che raccontava di avere superato ma che, in realtà, l’avevano sempre accompagnato e continuavano a restargli a fianco.
Biagio Picardi
Nato a Lagonegro, un paesino della Basilicata, e laureato in Scienze della Comunicazione, vive a Milano. Oltre che per Radici attualmente scrive per Focus Storia e per TeleSette e realizza gli speciali biografici Gli Album di Grand Hotel. In precedenza è stato, tra gli altri, caporedattore delle riviste Vero, Stop ed Eurocalcio e ha scritto anche per Playboy e Maxim. Nella sua carriera ha intervistato in esclusiva personaggi come Giulio Andreotti, Alda Merini, Marcello Lippi, Giorgio Bocca e Steve McCurry.