Si chiama « legge del contrappasso », un principio secondo il quale ad un colpevole viene comminata una pena analoga o contraria al reato commesso, e Dante ne fece largo uso nella sua Divina Commedia.
Prendiamo ad esempio gli ignavi, coloro che in vita non si sono mai schierati; queste anime disperate, nell’immaginazione eccezionale di Dante, sono condannate per l’eternità ad inseguire una bandiera senza insegne, tormentate da nugoli di vespe ed insetti. Una punizione per non aver mai preso posizione alcuna, per aver rinunciato a seguire qualsivoglia ideale, quando erano in vita.

Qualcosa di simile è accaduto a Radio Padania, la radio privata di proprietà della Lega Nord, partito di destra xenofobo e dalle venature marcatamente razziste, salito agli onori delle cronache negli anni ’90, col suo fondatore Umberto Bossi ed il suo ritornello sulla secessione del Nord dal resto d’Italia.
Oggi il partito ha un nuovo  segretario, Matteo Salvini, e la nuova dirigenza ha deciso di ridurre i costi, iniziando dalla radio ufficiale del partito. Dalle frequenze di Radio Padania, si sono da sempre levate grida contro i meridionali, i « terroni », ladri e parassiti dello Stato, contrapposti (nell’immaginario del leghista medio) ai solidi ed onesti lavoratori padani.
Dopo un lungo periodo di difficoltà e sommersa dai debiti, la Lega Nord è stata obbligata a cedere la sua emittente, e Radio Padania è stata oggi acquisita da Lorenzo Sturaci, un imprenditore già proprietario di altri emittenti radiofoniche e, quel che più conta, di chiare origini calabresi. Contrappasso.

Il valore dell’operazione è di circa 2 milioni di euro. « La radio non chiude ma non ha più alcun sostegno pubblico, i nostri unici editori saranno gli ascoltatori, oltre alla pubblicità » ha spiegato il direttore Alessandro Morelli. « L’operazione é stata avviata prima dell’estate ma ancora non è conclusa: per questi tipi di contatti ci vuole tempo, sono necessari diversi passaggi al ministero ». Radio Padania dunque continuerà a trasmettere su rete locale e senza più fondi pubblici, col solo contributo degli ascoltatori e degli inserzionisti pubblicitari e chissà che non debba rivedere a fondo la propria linea editoriale anti-meridionalista.

 

Giovanni Canzanella
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Rédacteur et webmaster de RADICI